La natura trasforma il modo in cui apprendiamo e sviluppiamo nuove competenze. Non è un caso la scelta del verbo trasformare, che implica il concetto di passare attraverso un cambiamento che altera la forma o l’aspetto di qualcosa. Un cambiamento profondo e significativo, che va oltre la superficie. La natura infatti non solo ha le caratteristiche che la rendono il setting ideale per il raggiungimento di obiettivi di apprendimento specifici, ma starne a contatto diretto facilita la costruzione di una connessione emotiva e intellettuale con l’ambiente, rendendo la consapevolezza ecologica non solo una parte della formazione, ma una componente imprescindibile e tangibile dell’esperienza di apprendimento.
I contesti naturali facilitano l’apprendimento
Che il contesto naturale offra un ambiente unico che favorisce l’apprendimento, stimolando sensi e mente in modo integrato è da tempo cosa nota. Tra i più autorevoli autori che hanno dato rilevanza al ruolo dell’ambiente Gregory Bateson, che con la sua teoria dell’epistemologia ecologica sottolinea come il contesto determini il significato: le cose non sono definite per sè stesse, ma attraverso le relazioni che le legano al sistema di cui fanno parte. Questa visione sistemica è centrale per comprendere l’influenza dell’ambiente naturale per l’apprendimento.
Bateson ha introdotto il concetto di “ecologia della mente”, sottolineando che l’apprendimento umano è profondamente interconnesso con l’ambiente naturale. Egli credeva che la mente non fosse confinata all’interno del cervello umano, ma piuttosto estesa attraverso le interazioni con il mondo circostante. Questo principio è particolarmente rilevante nell’apprendimento outdoor, dove l’interazione diretta con la natura può facilitare processi cognitivi complessi e promuovere un apprendimento più olistico e integrato.
La natura offre infatti l’opportunità di adottare un approccio multidisciplinare, integrando conoscenze provenienti da diverse aree che si traduce nell’applicare e comprendere come vari ambiti di competenza, come l’educazione ambientale, la sostenibilità e le scienze sociali, interagiscano tra loro. Questo approccio aiuta a visualizzare le interconnessioni e le implicazioni di sistemi complessi, facilitando una comprensione più globale dei fenomeni e della realtà che ci circonda.
Le basi scientifiche della formazione outdoor
Le basi scientifiche della formazione outdoor si fondano su numerosi studi che dimostrano l’efficacia dell’apprendimento esperienziale in contesti naturali. L’approccio esperienziale, sostenuto da educatori come John Dewey, enfatizza l’importanza di imparare facendo. Dewey, nel suo lavoro “Democracy and Education”, ha evidenziato come l’esperienza diretta e l’interazione con l’ambiente siano fondamentali per un apprendimento significativo e duraturo. Questo metodo è particolarmente efficace in ambienti outdoor, dove l’esperienza diretta con la natura offre opportunità uniche per l’apprendimento pratico e la crescita personale.
Numerosi studi confermano che l’apprendimento in contesti naturali non solo migliora le competenze tecniche e conoscitive, ma anche quelle socio-emotive e comportamentali. Gli ambienti naturali promuovono la collaborazione, la risoluzione dei problemi e la creatività. Ad esempio, uno studio condotto dalla University of Essex ha dimostrato che le attività outdoor riducono significativamente lo stress e migliorano l’umore, fattori che facilitano ulteriormente l’apprendimento e la partecipazione attiva.
Inoltre, l’esposizione alla natura ha dimostrato di avere effetti positivi sul benessere psicologico. La teoria della biofilia, proposta da E.O. Wilson, suggerisce che gli esseri umani hanno un innato legame con la natura, che stimola un senso di meraviglia e curiosità, motivando gli individui a esplorare e apprendere. Le esperienze in natura aiutano a sviluppare una consapevolezza ecologica e un senso di responsabilità verso l’ambiente, aspetti cruciali nell’educazione ambientale contemporanea.
La formazione outdoor è supportata anche da ricerche neurobiologiche che dimostrano come l’interazione con l’ambiente naturale influenzi positivamente il cervello umano. L’esposizione alla luce naturale, i suoni della natura e l’attività fisica all’aperto stimolano la produzione di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, che migliorano l’umore e le capacità cognitive. Questi effetti combinati rendono l’apprendimento in contesti naturali particolarmente efficace e piacevole.
Il contributo delle neuroscienze
Le neuroscienze hanno fornito importanti contributi alla comprensione dell’efficacia della formazione outdoor. Studi neurobiologici hanno dimostrato che l’interazione con l’ambiente naturale ha un impatto significativo sul funzionamento cerebrale. L’esposizione alla natura, ad esempio, è stata associata a una maggiore attività nella corteccia prefrontale, l’area del cervello responsabile della pianificazione, della decisione e della regolazione delle emozioni.
Uno studio pubblicato sul “Journal of Environmental Psychology” ha rilevato che passeggiare in un ambiente naturale può aumentare la memoria di lavoro e la capacità di attenzione del 20%. Questo miglioramento cognitivo è attribuito alla riduzione dello stress e all’aumento della produzione di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina. Inoltre, l’esposizione alla luce solare stimola la produzione di vitamina D, che è essenziale per la salute cerebrale e il benessere generale.
Le neuroscienze evidenziano anche come l’ambiente naturale possa promuovere la neuroplasticità, la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni sinaptiche. Questa plasticità è fondamentale per l’apprendimento e l’adattamento a nuove informazioni e competenze. L’attività fisica all’aperto, combinata con stimoli sensoriali variati, può quindi facilitare la formazione di nuove connessioni neuronali, rendendo l’apprendimento più efficace e duraturo.
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